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Il capitalismo globale è il motivo della fame nel mondo?

Il capitalismo globale è il motivo della fame nel mondo?


Il capitalismo è un sistema economico dominante nei paesi ricchi. La storia del ventesimo secolo ha dimostrato il gran vantaggio di tale politica sugli altri sistemi competitivi come ad esempio un’economia centralizzata dei paesi comunisti. Tuttavia, il capitalismo globale mondiale è un sistema profondamente imperfetto. È fonte di disuguaglianze sociale, delle sofferenze di milioni, dell’asimmetria e della concentrazione della “forza economica” nelle mani di chi domina, nelle mani dei giocatori potenti. L’obiettivo di questo testo non è quello di provare che i sistemi socialisti siano migliori, più efficaci e più equi, perchè non lo sono. Il socialismo e il comunismo erano sistemi crudeli, che portavano al dominio totalitare e alla repressione della società.

Tuttavia, l'economia capitalista non è neppure in grado di risolvere le grandi sfide del mondo d’oggi.

Il mercato globale alimentare è un’evidente vittima dell’economia capitalista. Sugli investimenti nei paesi poveri molto spesso decidono gli interessi di un gruppo ristretto, il desiderio di realizzare in tali regioni gli interessi politici e militari, il desiderio di esercitare un controllo sui territori lontani. Gli slogan che propagano la necessità di aiuto e della compassione sono spesso soltanto dei cliché calcolati per costruire un’immagine positiva. Più che altro valgono gli egoistici, ed a volte aziendali, interessi.

Nel 1999 sul mercato alimentare hanno cominciato ad accadere delle cose strane. Goldman Sachs ha notato nel cibo la fonte di enormi profitti. Gli analisti della istituzione coinvolta nella moltiplicazione del capitale hanno trasformato il cibo in un concetto matematico-economico. Hanno scelto 18 prodotti i quali sono stati trattati come vendibili, come una merce lucrativa (suini, caffè, cacao ecc.) e hanno cominciato ad eseguire simulazioni finanziarie. È così è nato il Goldman Sachs Commodity Index. Su tale base hanno successivamente creato le azioni. È comparso un nuovo “prodotto finanziario”. Azzeccato il concetto, i prezzi cominciarono a salire. Sempre più persone hanno investito nel Goldman Sachs Commodity Index. Si cominciarano a formare indici simili. Il cibo è diventato un modo per moltiplicare il profitto attraverso operazioni finanziarie. Un caratteristico strumento finanziario.

L’idea fondamentale degli operatori finanziari relativi al Goldman Sachs dichiarava che si può commerciare tutto, si può fare fortuna con tutto. Però, ci sono “prodotti” più attraenti per i mercati. Questi prodotti sono la terra, i terreni agricoli, gli alimentari, l’acqua. L’umanità si occuperà soprattutto di soddisfare le esigenze primarie, quindi, vale la pena investire nei settori che saranno sempre i più richiesti.

È stato preparato quindi un gran capitale per i mercati alimentari per coinvolgerlo successivamente nella produzione del cibo e alla fine per cominciare a guadagnare bene. Questo è fondamentale. Ma come si può guadagnare? In questo caso d’assoluta importanza è la volatilità del mercato. Fluttuazioni del prezzo, perturbazioni. Il mercato alimentare per secoli era particolarmente instabile, ma non era così nel ventesimo secolo. Però gli investori avevano interesse a GUADAGNARE.

Erano interessati al destino degli affamati in Africa e questo era il motivo per cui si sono occupati al settore alimentare? Certamente no. Era quindi necessario trasformare quel mercato alimentare stabile in un meccanismo finanziario volatile. La stabilità del mercato e dei prezzi è crollata. I prezzi della merce hanno cominciato a salire. Questo produceva profitti, questo era lo scopo.

I prezzi del grano sono aumentati. È triplicato. Il meccanismo ha cominciato a funzionare. Milioni di dollari sulle manipolazioni finanziarie. Ma chi si interesserebbe di quelli in Africa e nell'America del Sud. Là l’aumento dei prezzi avrebbe potuto provocare la mancanza del cibo. È così è successo. Sono morti millioni. Ma chi se ne importa in Wall Street, oppure nella borsa azionaria di Chicago. Conta il desiderato profitto.

Nel 2008 è scoppiata una vera crisi finanziaria. La crisi ha colpito il mercato azionario, ipotecario ed immobiliare. In questo momento si sono intensificati investimenti nei prodotti alimentari. La borsa alimentare di Chicago e le borse correlate hanno registrato un significativo aumento degli investimenti sul mercato alimentare. Nel 2003 gli investimenti nei prodotti alimentari avevano un valore di 13 miliardi di dollari, e nel 2008 di 317 miliardi. I prezzi del cibo sono aumentati. Dopo tutto, era vantaggioso negoziare quel nuovo strumento finanziario.

Una pura speculazione. Sulla borsa alimentare di Chicago ogni anno viene negoziata la quantità di grano che supera di 50 volte la produzione mondiale di questo prodotto.

Della speculazione si occupa il sistema HFT – High Frequency Trading. Questa speculazione è automatica, algoritmica ed informatica. Si negozia la vera merce? No, si negoziano dei contratti e degli obblighi. Questa è una macchina per gonfiare i prezzi, per usufruire delle differenze di cambio. Tutto questo per creare il profitto. Nel 2003 una tonnellata di frumento costava 123 dollari, per raggiungere 440 dollari nel 2008. Perché? Il costo della produzione di questo grano in questo periodo è aumentato di tre volte? No. Nel mondo si cerca attivamente i modi per diminuire i costi della produzione del cibo. L’aumento era il risultato di un perfetto sistema di speculazione.

Chi se ne interessa di quelli in Africa? Chi se ne interessa quando si può guadagnare tanti soldi. Quelli sono i numeri, le statistiche astratte. Nessuno comunque li aiuterà. Peccato. Così lo pensa la maggior parte della gente nel mondo. Ma questo pensiero impedisce la soluzione del loro problema. Per nutrire gli affamati basta soltanto qualche decina di miliardi di dollari.

L’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari è associato anche all’aumento del prezzo del petrolio. Nel ventunesimo secolo il prezzo del petrolio è aumentato a 130 dollari al barile. Il prezzo del petrolio è essenziale per il prezzo del cibo. Questo materiale è necessario per la produzione, per il trasporto, peraltro i pesticidi ed i fertilizzanti contengono una certa quantità di petrolio. La produzione di una caloria di cibo richiede di coinvolgere sette calorie dei combustibili fossili.

Allora, il mercato alimentare dipende fortemente dai meccanismi globali economici. Purtroppo molti economisti oltrepassano i limiti. Dal frumento e dagli altri prodotti simili si crea un prodotto ideale per scambi finanziari e speculazioni. La cosa più importante sono i fatturati degli operatori di borsa. La gente per cui dal prezzo del cibo può dipendere la loro vita tra qualche mese non conta. La dipendenza dei mercati alimentari nei paesi che soffrono la fame dai meccanismi globali economico-finanziari è la loro maledizione. Spesso le grandi istituzioni finanziarie multinazionali decidono di aiutare, ma a qualche condizione, come ad esempio l’apertura delle frontiere per la merce spedita dai grandi produttori, oppure la riduzione del dazio. Queste operazioni a volte non aiutano affatto, ma rovinano l’agricoltura locale. Sono la causa di vere crisi umanitarie, aumentano il livello di disoccupazione e l’emigrazione economica.

Dobbiamo quindi trovare nuove soluzioni. Forse una chance per il mondo affamato può essere quella di stabilire norme stimolanti l’autosufficienza locale alimentare e la “fuga” dai principi di un’economia globale competitiva, in cui al primo posto è il denaro invece dell’uomo.

Articolo in base al libro “La fame” di Martin Caparros.


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